Nella vita possiamo incontrare molti ostacoli.
Molti di questi sfuggono al nostro controllo, e naturalmente possiamo far poco per evitarli. Tuttavia, in tutti gli altri casi, magari potremmo intervenire, rimuovere l’ostacolo, ma non lo facciamo.
Può capitare a ognuno di noi. Vorremmo cambiare lavoro, migliorare la situazione, ma spesso un impedimento ci blocca, impedendoci di accettare offerte o metterci in gioco.
Dare la colpa ad altri
In queste circostanze è comune dare la colpa ad altri, al destino, alla sfortuna. Tuttavia, riflettendoci, ci accorgiamo che siamo noi stessi a remare contro i nostri progetti e a farli naufragare.
Siamo noi stessi a porre un freno alle nostre aspirazioni e alle nostre mete. Ma perché?
L’auto-sabotaggio è l’insieme di azioni, consapevoli o meno, che ostacolano il raggiungimento dei nostri obiettivi.
Osserviamo molte volte questo fenomeno quando una persona, si trova di fronte all’opportunità di cambiare lavoro.
Mi riferisco a situazioni con colleghi anziani nell’azienda, con lunga esperienza lavorativa.
Anzianità di servizio
Queste persone sono spesso consapevoli e motivate al cambiamento lavorativo, almeno a parole.
Come recruiter, chiediamoci perché l’anzianità di servizio è così alta quando incontriamo candidati con lunga permanenza nella stessa azienda.
Non hanno mai avuto altre opportunità di impiego? Le hanno avute altre volte ma l’azienda per cui lavorano è così magnifica e offre così grandi prospettive di carriera da non volerla lasciare?
Hanno cercato nuove opportunità, ma forse evitano cambiamenti per timore dell’ignoto.
Desideriamo qualcosa ma sabotiamo spesso noi stessi. Motivi vari. Evitiamo ostacoli, realizziamo desideri.
La paura del cambiamento.
Anche quando siamo stanchi del nostro capo, di non ricevere l’aumento di stipendio, inconsciamente temerne le conseguenze di cambiare lavoro.
Il cambiamento è vissuto come un potenziale pericolo dalla mente. Richiede infatti di fronteggiare l’ignoto e di spendere energie per adattarvisi.
Così accettiamo una situazione sgradevole che conosciamo bene, piuttosto di qualcosa potenzialmente migliore ma poco conosciuto.
Un successo potrebbe mettere in discussione la nostra stessa identità. Potremmo dover rivedere ciò che abbiamo sempre pensato di noi stessi, e questo rappresenta una minaccia.
La paura di doversi confrontare con il fallimento, con lo scoprirsi incapaci e inadeguati.
Cambiare lavoro ci fa uscire dalla nostra zona di confort.
Dovremmo rimboccarci le maniche per dimostrare il nostro valore, di essere capaci di portare a termine i compiti per i quali siamo stati assunti.
E se non ne fossimo in grado? Se non possedessimo le capacità richieste per quel ruolo? Questi dubbi, possono portarci a rinunciare ad opportunità di lavoro solo per il timore di non farcela!
Il senso di colpa
Molte volte cambiare lavoro, vuol dire deludere qualcuno che ci ha dato fiducia nell’azienda in cui siamo cresciuti.
Alcune persone sono intimamente convinte di non meritare il successo professionale o di non valere nulla.
Quindi preferiscono rinunciare sin dal principio ad una buona opportunità di cambiare lavoro.
Hanno paura, che un insuccesso, potrebbe deludere il proprio capo o sé stessi..
- Mandiamo subito a monte un progetto a cui teniamo, per evitare l’ansia che comporta gestirlo. Finiamo quindi con l’evitare di l’incertezza dell’esito, che è fuori dal nostro controllo.
Conclusioni
Fermarci a riflettere sui motivi per cui preferiamo conservare qualche cosa che non ci piace ma che rassicura, consente di comprendere questo meccanismo di auto sabotaggio.
Sapendolo possiamo evitare di metterlo in atto automaticamente
Renderci conto di quale motivazione sia alla base del nostro auto sabotarci, ci permette di aggirare e disinnescare questo meccanismo.
In questo modo possiamo perseguire il nostro obiettivo di realizzazione professionale